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Comunicazione in un contesto interculturale: Domande frequenti

Avete domande su dei termini specifici, sulla formazione di interprete interculturale o su come condurre un colloquio in una situazione di trialogo? Qui trovate le risposte a queste domande e anche a molte altre.

Definizioni

  1. Che cos'è l'interpretariato?

    L’interpretariato designa la trasmissione orale (o nella lingua dei segni) di un testo non fisso e generalmente orale da una lingua a un’altra.

    Addetti all’attività

    Gli/Le interpreti sono degli esperti della lingua, con una perfetta conoscenza della propria lingua madre e di una o più lingue straniere. Padroneggiano le tecniche d’interpretariato necessarie per trasmettere verbalmente un messaggio orale da una lingua di partenza verso una lingua di arrivo. Si fa una distinzione tra interpretariato simultaneo (la trasmissione nella lingua d’arrivo è praticamente istantanea, ad es. durante conferenze e congressi) e interpretariato consecutivo (trasmissione differita di piccole sequenze, ad es. in negoziati, colloqui, visite aziendali e udienze).

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  2. Che cos'è la traduzione?

    Secondo i vocabolari italiani, la traduzione è il trasferimento di un testo scritto o anche orale da una lingua in un’altra.


    Con “traduzione”, nell’uso colloquiale del termine, s’intende spesso però anche la trasmissione orale del contenuto di un discorso da una lingua di partenza verso una lingua di arrivo.

    Addetti all’attività

    Le traduttrici e i traduttori sono degli esperti nell’ambito scritto delle lingue, hanno una perfetta conoscenza della propria lingua madre e di una o più lingue straniere. Restituiscono testi (scritti) in una o più lingue di arrivo, generalmente la loro lingua madre. Sia il testo da tradurre (originale), sia il risultato nella lingua di arrivo rimangono e possono essere ancora riletti, corretti e riformulati.

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  3. Che cos'è l'interpretariato interculturale?

    L’interpretariato interculturale designa la traduzione orale (generalmente interpretariato consecutivo) da una lingua a un’altra di tutto ciò che è detto, tenendo conto del contesto sociale e culturale degli interlocutori. 

    Ciò avviene in una situazione di trialogo – «dialogo a tre» – nel quale l’interprete interculturale può trovarsi presente sul posto o collegato telefonicamente.

    Setting

    La caratteristica decisiva del setting nel quale avviene l’interpretariato interculturale è il trialogo: una situazione di colloquio con tre parti (indipendentemente dal numero effettivo di persone presenti). Gli/Le interpreti interculturali costruiscono ponti tra una o più figure professionali da una parte, e persone migranti dall’altra, quando non esiste tra loro nessuna lingua comune. La conduzione del colloquio rimane, in ogni momento e in assoluto, di competenza della figura professionale.

    Qualificazione

    Il sistema di formazione e di qualificazione per interpreti interculturali comprende due livelli: il certificato INTERPRET e l’attestato professionale federale.

    I/Le titolari del certificato INTERPRET e/o dell’attestato professionale federale d’interprete-mediatore/trice interculturale s’impegnano a esercitare la loro attività nel rispetto dei principi del codice professionale.

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  4. ​Che cos’è l’interpretariato telefonico?

    L’interpretariato telefonico è una variante dell’interpretariato interculturale e un completamento dell’interpretariato sul posto. Sia l’interpretariato interculturale sul posto, che l’interpretariato telefonico, costituiscono una forma di collaborazione professionale fra specialisti provenienti dagli ambienti della formazione, della salute e del sociale e interpreti interculturali qualificati. 

    Nel caso dell’interpretariato telefonico i partecipanti al colloquio sono collegati fra di loro per via telefonica. In questo caso la persona straniera non deve essere necessariamente presente nello stesso luogo dello specialista ma può essere contattato/a telefonicamente e partecipare così al colloquio.

    L’interpretariato telefonico è indicato ogni qualvolta è necessario capirsi rapidamente, soprattutto nell’ambito di colloqui brevi e/o non pianificabili, situazioni di emergenza o situazioni nelle quali deve essere garantito l’anonimato. 

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  5. Che cos'è l'interpretariato ad hoc?

    Collaboratrici e collaboratori d’istituzioni pubbliche con una biografia migratoria o conoscenze linguistiche equivalenti acquisite in altro modo assumono compiti di interpretariato all’interno della stessa organizzazione.

    Setting

    Essenziale per un uso efficace è chiarire accuratamente i ruoli e le responsabilità

    Garanzia della qualità non regolata

    Generalmente gli/le interpreti ad hoc non dispongono di alcuna qualificazione d’interprete. La qualità della traduzione (fedele ai contenuti e linguisticamente adeguata) non può essere garantita. Invece hanno solitamente assolto una formazione nel settore specifico in cui si svolge il colloquio. Può significare che dispongono di una certa professionalità nell’ottica delle procedure e dei contenuti specifici. In ogni caso spetta all’istituzione in questione creare un sistema di garanzia della qualità e un’offerta adeguata di formazione degli/delle interpreti, e predisporre degli spazi per la condivisione delle esperienze, l’intervisione e la supervisione.

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  6. Che cosa si intende per aiuto-traduttori/trici?

    Persone che fanno parte dell’ambiente privato dei migranti con conoscenze linguistiche più o meno accertate s’incaricano di interventi di traduzione spontanei o anche pianificati.

    ​Ambiti d’intervento

    Le aiuto-traduttrici e gli aiuto-traduttori intervengono quando la comunicazione linguistica diretta non è garantita e un ricorso a un interprete professionista non è possibile o non è previsto per motivi finanziari, di tempo o per altre ragioni.

    Nessuna garanzia della qualità

    Di principio si ricorre ad aiuto-traduttori/trici al di fuori di qualsivoglia quadro professionale. Generalmente queste persone non dispongono di alcuna qualificazione d’interprete. La qualità della traduzione (fedele ai contenuti e linguisticamente adeguata) non può essere garantita.

    Il coinvolgimento di bambini o giovani come aiuto-traduttori non è un’opzione. Non sono solitamente pronti ad affrontare questo compito complesso e impegnativo né ad assumersi la responsabilità che ne deriva. L’assunzione del compito d’interpretariato da parte di un giovane implica un cambiamento di ruolo e di posizione rispetto alla struttura sociale e familiare. E’ quindi vivamente sconsigliato.

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  7. Che cos'è la mediazione interculturale?

    La mediazione interculturale designa la trasmissione di conoscenze e informazioni tra persone provenienti da mondi e modi di vita diversi. 

    Il superamento degli ostacoli linguistici e culturali in vista di una comprensione reciproca è anche centrale nella mediazione interculturale ma, rispetto all’interpretariato interculturale, comporta anche ulteriori aspetti e compiti.

    Ambiti d’intervento e setting

    Le mediatrici e i mediatori interculturali intervengono su mandato di figure professionali degli ambiti rilevanti, di autorità, istituzioni e servizi specializzati (all’integrazione) o nel quadro di progetti. Consigliano e accompagnano singole persone o famiglie con background migratorio, intervengono in incontri d’informazione, animano gruppi di parola tematici e collaborano a progetti nel contesto interculturale. Assumono fino a un certo livello una responsabilità (parziale) dei contenuti e dei processi.

    Professionalità e garanzia della qualità

    La mediazione interculturale si colloca al secondo livello del sistema di formazione e di qualificazione per interpreti-mediatori/trici interculturali. Dopo aver ottenuto il certificato INTERPRET, gli/le interpreti interculturali possono formarsi in modo mirato nei diversi aspetti della mediazione interculturale ed eventualmente concludere formalmente la formazione con l’esame federale di professione d’interprete-mediatore/trice interculturale. Nel quadro di questo sistema di qualificazione, INTERPRET è responsabile per la garanzia della qualità.

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  8. Che cosa si intende per persone chiave?

    Le persone chiave sono persone strettamente legate a un gruppo con la stessa lingua o lo stesso paese di origine. In seno a questa comunità occupano una posizione accettata e riconosciuta. Nello stesso tempo sono integrate in Svizzera e nella loro regione di domicilio e conoscono la lingua e la cultura locale.

    Ambiti d’intervento

    Si ricorre a persone chiave laddove si tratta di dare informazioni sulla vita quotidiana, stabilire contatti ed effettuare i primi passi in Svizzera. Facilitano la trasmissione d’informazioni tra le istituzioni e le comunità provenienti dalla migrazione e informano i nuovi arrivati sui servizi specializzati e sulle istituzioni.

    Garanzia della qualità non regolata

    Il coinvolgimento delle persone chiave poggia in massima parte sul volontariato e si svolge pertanto in un quadro non professionale. Le persone chiave non hanno solitamente assolto una formazione mirata per le attività corrispondenti all’attività. Non esiste per loro né un profilo di competenza standardizzato né un sistema uniforme di garanzia della qualità.

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Collaborazione nel trialogo

  1. Qual è la differenza fra un colloquio in una situazione di trialogo e un dialogo?

    La prima differenza è legata al numero di persone che partecipano al colloquio. Tuttavia, questa banale constatazione ha conseguenze molto vaste. La normale costellazione di un dialogo diretto, tipica di molte professioni, viene infatti scombussolata dalla presenza di un’ulteriore persona. L’interprete interculturale non deve comunque essere percepito come un fattore perturbante! La sua presenza (anche ed esplicitamente quale persona con esperienza, sapere e capacità di valutazione) contribuisce in modo essenziale ad una buona comunicazione.

    Un colloquio in una situazione di trialogo, con interpretariato consecutiva degli interventi, richiede molto più tempo di uno scambio diretto. Quando si pianifica il colloquio è necessario tener conto di questa realtà. Per molti specialisti il trialogo ha comunque anche un grande vantaggio: un colloquio in una situazione di trialogo è molto più tranquillo che un dialogo e gli specialisti hanno tempo di osservare anche i segnali non verbali del loro interlocutore.

    La dipendenza dall’interprete interculturale può essere interpretata da uno specialista come una perdita di controllo. In effetti, la posizione dell’interprete interculturale è una posizione di potere: attraverso la sua funzione di tramite l’interprete interculturale garantisce la comunicazione e comprensione fra le parti. Una sua eventuale incompetenza può influenzare fortemente lo scambio fra i partecipanti al colloquio. E’ pertanto molto importante che nell’ambito della collaborazione fra lo specialista e l’interprete interculturale si crei un clima di fiducia. Questo clima dipende dall’atteggiamento professionale di entrambe le parti, dalle competenze necessarie, ma anche dalla disponibilità dello specialista di non dare, al momento della valutazione del trialogo, un’importanza troppo grande ad un’eventuale perdita, da parte sua, del controllo della discussione, cercando invece di interpretare come un arricchimento la collaborazione con un/una esperto/a culturale e linguistico, che fa da tramite.

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  2. Come possono gli specialisti prepararsi per un colloquio in una situazione di trialogo?

    Oltre all’abituale preparazione ad un colloquio (contenuti, obiettivi, ecc.) al momento della pianificazione della collaborazione in una situazione di trialogo, bisogna saper dare una risposta alle seguenti domande:

    • Quali lingue parlano i partecipanti al colloquio? Da dove vengono esattamente queste persone?
    • Quale influsso possono avere l’età, il sesso, la religione, l’etnia, il livello sociale o l’origine regionale sulla comprensione fra i partecipanti al colloquio e l’interprete interculturale? Di che cosa bisogna tener conto al momento della scelta dell’interprete interculturale?
    • Quanto dovrebbe durare il colloquio? (Un colloquio in una situazione di trialogo richiede molto più tempo di un dialogo “normale” . Nella pianificazione è necessario tener conto di questo aspetto).
    • Dove ha luogo il colloquio?
    • Come trovare l’interprete interculturale adatto? Come ci si può accertare che l’interprete interculturale ha ricevuto tutte le informazioni preliminari necessarie per prepararsi al colloquio?
    • Chi paga l’intervento dell’interprete interculturale? Quali direttive amministrative devono essere rispettate?
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  3. ​A che cosa serve un colloquio preliminare?

    Un colloquio preliminare fra lo specialista e l’interprete interculturale contribuisce in modo essenziale ad una buona collaborazione . nel colloquio preliminare possono essere tematizzati i seguenti punti:

    • Chi sono le persone che partecipano al colloquio? Per chi tradurrà l’interprete (origine, età, background professionale/sociale/culturale, ecc.)
    • Quali sono i temi e i contenuti del colloquio? Quali gli obiettivi prefissi? Quali idee, quali termini specifici sono importanti per la comprensione? Come si potrebbero spiegare i contenuti con altre parole? Come si potrebbe tradurre in un altro modo?
    • Come funziona la collaborazione? Come vengono distribuiti i vari ruoli?
    • Che tipo di traduzione ci si aspetta? Unicamente una traduzione esatta e completa o eventualmente anche qualche chiarimento supplementare e qualche indicazione in più.
    • E’ necessario tener conto di determinati aspetti culturali?

    Il colloquio preliminare permette pure allo/alla specialista di incoraggiare l’interprete interculturale a fargli/farle notare quando ad esempio le sue frasi sono troppo lunghe, le pause troppo corte o quando usa troppi termini tecnici. Anche questi aspetti contribuiscono a creare una collaborazione professionale, basata sulla fiducia reciproca.

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  4. ​Che cosa è importante all’inizio del colloquio?

    La disposizione dei posti a triangolo aiuta a definire la struttura dei rapporti. In tal modo il contatto visivo è semplice e diretto per tutti e l’interprete interculturale, pur essendo in una posizione neutrale, è completamente integrato nel colloquio.

    Tutti i partecipanti al colloquio devono essere presentati o avere la possibilità di presentarsi da soli. In questa occasione vengono anche illustrati in modo trasparente i vari ruoli e compiti e viene fatto notare che sia lo specialista, che l’interprete interculturale sono tenuti a rispettare il segreto professionale.

    Tutti i partecipanti devono essere d’accordo di lavorare con l’interprete interculturale. Potenziali conflitti d’interesse per motivi sociali, religiosi, etnici o legati alla problematica uomo/donna possono ripercuotersi negativamente sull’andamento del colloquio. Se i partecipanti al colloquio non sono d’accordo con la presenza di un determinato interprete, devono poter esprimere il loro disaccordo. Anche l’interprete interculturale ha il diritto di rifiutare un incarico d’interpretariato.

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  5. Perché è importante fare riferimento all’obbligo di rispettare il segreto professionale?

    Gli interpreti interculturali sono tenuti (come in generale anche gli specialisti) a rispettare il segreto professionale. Il fatto di menzionare questo aspetto fin dall’inizio del colloquio rafforza la posizione neutrale e professionale dell’interprete interculturale e permette a tutti i partecipanti di essere più aperti al colloquio. Spesso, quando i migranti si rifiutano di fare ricorso ad un interprete interculturale, lo fanno perché temono che informazioni private vengano trasmesse ad altri. L’informazione concernente il rispetto del segreto professionale permette quindi che si crei un clima di fiducia che, a sua volta, è la base per una collaborazione costruttiva.

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  6. Come strutturare in modo chiaro la distribuzione dei ruoli e dei compiti?

    L’interprete interculturale si trova, in certo qual modo, al centro del colloquio. Solo l’interprete capisce tutto quanto viene detto ed è lui/lei che stabilisce la comunicazione fra lo specialista e il suo interlocutore. Nonostante questa posizione centrale e “potente” spetta interamente allo specialista condurre il colloquio. L’esperto definisce i contenuti, gli obiettivi e lo svolgimento del colloquio. L’andamento di quest’ultimo deve essere in ogni momento nelle mani dell’esperto, che stabilisce pure in che modo l’interprete interculturale deve esercitare la sua funzione. E’quindi importante che lo specialista illustri con molta precisione le sue aspettative all’interprete: vuole semplicemente una interpretazione esatta e competa o anche qualche informazione supplementare e altre indicazioni utili? Lo specialista vuole ad esempio che la connotazione emotiva delle parole, usate dal suo interlocutore, venga sottolineata o che determinati modi dire vengano spiegati? L’interprete interculturale svolge il suo ruolo secondo le esigenze dello specialista.

    Nel colloquio preliminare fra l’esperto e l’interprete queste aspettative vanno chiarite e la collaborazione deve essere definita in modo preciso. Il colloquio finale, invece, serve allo scambio reciproco di impressioni e osservazioni e all’analisi di eventuali ipotesi. In questo modo può nascere una vera collaborazione, che a sua volta è la base per la buona riuscita del colloquio nella situazione di trialogo.

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  7. Come può lo specialista capire se è stato capito?

    In linea di massima lo specialista dovrebbe usare un linguaggio semplice. Questo vale anche quando è presente un interprete interculturale, responsabile della traduzione. L’interprete interculturale ha, è vero, conoscenze di base nei vari campi d’intervento e ha imparato i necessari termini tecnici ma, come i pazienti e clienti, non è affatto uno specialista del relativo settore. Per questo motivo, come nel discorso diretto, anche in una situazione di trialogo si dovrebbe evitare di usare termini specialistici, doppi sensi, espressioni astratte, abbreviazioni, frasi idiomatiche e doppie negazioni. Spetta sempre allo specialista la decisione di usare un linguaggio comprensibile a tutti.

    Se non si può evitare di usare termini tecnici e parole straniere, lo specialista si assicura, nel corso del colloquio preliminare o anche durante il colloquio a tre, che l’interprete interculturale abbia capito il significato di tali termini e sappia tradurli in modo corretto. Lo specialista può eventualmente cercare con l’interprete interculturale soluzioni alternative di traduzione.

    Durante il colloquio lo specialista non deve aver timore di chiedere a più riprese se l’interlocutore ha capito le sue spiegazioni ed essere pronto a riformulare, eventualmente anche più volte, alcune dichiarazioni essenziali, affinché il suo interlocutore le capisca.

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  8. ​Che importanza hanno gli aspetti non verbali?

    In confronto ad un colloquio “normale”, cioè a un dialogo, il trialogo dura generalmente più a lungo e per i singoli partecipanti al colloquio comporta più pause. In questo modo lo specialista ha più occasioni per badare ai segnali non verbali del suo interlocutore (suono della voce, espressione del viso, portamento del corpo, gesticolazione, ecc.). Quando non è possibile comunicare verbalmente e in modo diretto, o se risulta particolarmente difficile, a causa delle barriere linguistiche, queste infomazioni supplementari sono preziose o addirittura decisive per il buon andamento e l’esito del colloquio. Se lo specialista fa fatica a capire bene i segnali non verbali, che spesso hanno una connotazione fortemente culturale, tali segnali possono esser analizzati nel colloquio finale con l’interprete interculturale.

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  9. ​Come può lo specialista appoggiare il compito dell’interprete interculturale?

    Gli specialisti dovrebbero usare un linguaggio semplice e comprensibile. L’interprete interculturale ha, è vero, conoscenze di base nei vari campi d’intervento e ha imparato i necessari termini tecnici ma, come i pazienti e i clienti, non è affatto uno specialista del relativo settore. Per questo motivo, come nel discorso diretto, anche in una situazione di trialogo si dovrebbe evitare di usare termini specialistici, doppi sensi, espressioni astratte, abbreviazioni, frasi idiomatiche e doppie negazioni. Spetta sempre allo specialista la decisione di usare un linguaggio comprensibile a tutti. Se non si può evitare di usare termini tecnici e parole straniere, lo specialista si assicura, nel corso del colloquio preliminare o anche durante il colloquio a tre, che l’interprete interculturale abbia capito il significato di tali termini e sappia tradurli in modo corretto. Lo specialista può eventualmente cercare con l’interprete interculturale soluzioni alternative di traduzione.

    Una chiara strutturazione del colloquio, con passaggi brevi e pause a sufficienza, facilita il lavoro dell’interprete interculturale. Gli specialisti dovrebbero porre, se possibile, domande brevi e fare osservazioni altrettanto brevi. Nel caso di spiegazioni lunghe, dopo due o tre frasi l’interprete interculturale deve avere la possibilità di tradurre quanto è stato detto.

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  10. Perché lavorare sempre con lo stesso interprete interculturale può essere un vantaggio?

    Una collaborazione che dura nel tempo permette di creare un rapporto di fiducia fra tutti i partecipanti al colloquio. Se l’interprete interculturale conosce bene i due mondi – quello degli specialisti e quello degli interlocutori – può esercitare la sua funzione di tramite in modo completo. Contemporaneamente, lo specialista può dare più responsabilità all’interprete interculturale e più libertà nella gestione della traduzione se fra lo specialista e l’interprete esiste un rapporto di fiducia e la comunicazione funziona bene. D’altro canto, un rapporto di fiducia fra l’interprete interculturale e l’interlocutore di lingua straniera a sua volta ha ripercussioni positive anche sulla comunicazione e collaborazione con lo specialista. In questo modo l’interprete interculturale diventa – se lo specialista lo desidera – un vero e proprio collaboratore, senza che debba mettere in questione il suo atteggiamento professionale e il suo ruolo.

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  11. ​A che cosa serve un colloquio finale?

    Il colloquio finale fra lo specialista e l’interprete interculturale serve a passare in rassegna il colloquio e a scambiarsi le proprie opinioni sull’incontro. Possono inoltre essere discussi eventuali aspetti poco chiari e verificate o formulate domande, osservazioni, ipotesi concernenti dichiarazioni e attegggiamenti dei partecipanti al colloquio.

    Nello scambio reciproco di impressioni si possono chiarire l’andamento del colloquio, la distribuzione e la percezione dei ruoli e vedere se le aspettative sono state soddisfatte. Possibili miglioramenti possono essere discussi in occasione di una successiva collaborazione.

    Anche un vero e proprio debriefing può essere indicato nell’ambito di un colloquio finale. Quale perno attorno al quale ruota tutto il colloquio l’interprete interculturale si trova in una posizione esposta. I contenuti del colloquio difficili (malattie, decessi, storie traumatizzanti, esperienze di fuga, ecc.) possono toccarlo emotivamente da vicino perché spesso ha magari vissuto esperienze analoghe. In simili casi, l’interprete interculturale è contento di poter comunicare a qualcuno le proprie emozioni e i propri pensieri dopo il colloquio.

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  12. Come può lo specialista strutturare il colloquio a tre nel miglior modo possibile?

    La buona riuscita di un colloquio in una situazione di trialogo dipende in modo determinante dalla collaborazione con l’interprete interculturale. Lo specialista può contribuire molto a questa buona collaborazione.

    Prima del colloquio:

    • chiarire le origini dei partecipanti al colloquio
    • definire i contenuti, gli obiettivi e le condizioni del colloquio
    • comunicare queste informazioni all’interprete interculturale (al momento dell’affidamento dell’incarico o, al più tardi, durante il colloquio preliminare)
    • chiarire le aspettative, il modo di procedere, la distribuzione dei ruoli con l’interprete interculturale nel quadro del colloquio preliminare

    All’inizio del colloquio:

    • presentazione di tutti i partecipanti e spiegazione dei vari ruoli
    • riferimento all’obbligo di rispetto del segreto professionale (specialista e interprete interculturale)
    • richiesta dell’accordo sulla scelta dell’interprete interculturale

    Durante il colloquio:

    • prendere atto, in modo consapevole, del proprio ruolo di responsabile della gestione del colloquio durante tutta la discussione
    • rivolgersi in modo diretto all’interlocutore e assicurarsi di avere un contatto visivo diretto
    • usare un linguaggio chiaro e semplice
    • fare abbastanza pause e cercare di formulare frasi brevi
    • assicurarsi che tutti sappiano sempre di che cosa si sta parlando e che tutti riescano a seguire il contenuto della discussione
    • avere pazienza perché una traduzione richiede tempo
    • sfruttare i momenti durante la traduzione per osservare i segnali non verbali

    Colloquio finale / Debriefing:

    • Punti poco chiari possono essere chiariti, domande e osservazioni sull’atteggiamento dell’interlocutore possono essere formulati e classificati
    • Valutazione e feedback (riconoscere eventuali possibilità di miglioramento nella collaborazione)
    • Discussione e analisi dei contenuti difficili e delle proprie esperienze
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Professionalità degli interpreti

  1. Quali sono le competenze degli interpreti interculturali?​

    Gli interpreti interculturali con il certificato INTERPRET o con l’attestato professionale federale si impegnano a svolgere il loro lavoro secondo i principi del codice professionale. Gli interpreti interculturali

    • dispongono di comprovate conoscenze linguistiche nella lingua d’interpretariato e nella lingua ufficiale locale
    • dispongono delle necessarie tecniche di lavoro e di adeguati strumenti per garantire una traduzione corretta, completa e adeguata
    • dispongono delle conoscenze di base nei rispettivi campi d’intervento
    • conoscono i possibili malintesi e conflitti che possono sorgere in questo contesto e sono in grado di reagire in modo adeguato
    • dispongono di conoscenze di base nel campo della comunicazione interculturale e dell’interazione
    • conoscono il loro ruolo nell’ambito di una situazione di trialogo e lavorano secondo i principi etici della professione (segreto professionale, neutralità, ecc.)
    • disponono delle necessarie strategie per  non lasciarsi coinvolgere personalmente dalle problematiche, per saper riflettere e mettersi in questione e per sapersi aiutare da soli

    Gli interpreti interculturali sono gli esperti della traduzione orale (generalmente interpretazione consecutiva) in una situazione di trialogo. Traducono tenendo conto degli aspetti sociali, etnici, culturali e di ceto sociale dei partecipanti al colloquio.

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  2. ​Come si vede se l’interprete interculturale è professionale?

    Oltre alle competenze necessarie per esercitare la professione (conoscenze linguistiche, tecniche d’interpretariato, conoscenze dei campi d’intervento, vocabolario tecnico, ecc.) gli interpreti interculturali sono consapevoli del loro ruolo e hanno una buona capacità di riflessione. Nel loro lavoro solo le combinazioni linguistiche sono una compoonente fissa. Tutti gli altri aspetti variano di volta in volta: le persone, per le quali traducono, i temi, le domande e le problematiche – che cambiano da un intervento all’altro – e anche il modo di agire e le aspettative dei vari specialisti possono variare molto di volta in volta. Ciò significa che l’interprete deve essere in grado di rivedere costantemente il proprio ruolo all’interno di contesti ed esigenze che cambiano e di analizzare in modo critico il poprio comportamento.

    Un atteggiamento professionale da parte di un interprete interculturale esperto si riflette nella capacità di contribuire in modo mirato alla realizzazione di condizioni quadro per l’adempimento del suo intervento, avvertendo ad esempio gli specialisti quando le loro spiegazioni sono troppo lunghe, o quando usano troppe parole difficili. Un atteggiamento professionale significa anche chiedere più colloqui preliminari e finali, far capire che per prepararsi bene per un colloquio è necessario poter disporre di informazioni concrete sull’imminente incarico.

    La professionalità di un interprete interculturale si riflette anche nella capacità di assumere in qualsiasi momento una posizione neutrale. Da un lato lavora su incarico dello specialista, dall’altro ha molti punti in comune con i partecipanti stranieri al colloquio (lingua, origine, esperienze comuni, cultura, ecc.). In realtà, l’interprete interculturale è, in primo luogo, al servizio della comunicazione e ha gli stessi obblighi verso tutti i partecipanti al colloquio. Rendere comprensibile, in modo chiaro e costruttivo, questo aspetto della neutralità e metterlo in pratica con coerenza, richiede un alto grado di professionalità.

    La professionalità si manifesta anche nella capacità di adottare le giuste tecniche e strategie per non lasciarsi coinvolgere personalmente dai problemi di terzi.

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  3. Come possono prepararsi gli interpreti interculturali per un intervento?

    In generale si può dire che più informazioni un interprete interculturale ha sull’imminente colloquio, meglio può prepararsi. Se ad esempio conosce i contenuti e gli obiettivi del colloquio, può effettuare delle ricerche mirate concernenti il contenuto e la terminologia e farsi un glossario con i termini specifici più importanti. Se sa anche ad esempio da dove viene il suo interlocutore e a quale ceto sociale o culturale appartiene, può prepararsi interiormente al colloquio e ad eventuali domande o difficoltà di comprensione.

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Competenza transculturale

  1. ​In che misura la capacità di collaborazione in una situazione di trialogo fa parte della competenza transculturale?

    La competenza transculturale è la capacità di interfacciarsi con altre persone nella loro situazione di vita individuale, senza pregiudizi. Fra gli aspetti essenziali figurano fra l’altro un attegiamento aperto, curioso, la capacità di comunicazione e di riflessione, la tolleranza nelle situazioni ambigue ma anche le conoscenze specifiche sulle differenze e le similitudini. La competenza transculturale aiuta ad individuare situazioni problematiche specifiche alla migrazione e ad agire in modo adeguato e non discriminante nella vita quotiiana professionale. Fanno parte di questa competenza anche la capacità di riconoscere il bisogno di assistenza e di collaborare con altre persone, ad esempio interpreti interculturali.

    Agire in modo competente dal punto di vista transculturale presuppone, nella collaborazione con interpreti interculturali, anche la disponibilità ad adeguare i propri modi di agire e di comportamento allo scopo di poter lavorare insieme e con gli stessi diritti.

    Per gli interpreti interculturali la competenza transculturale consiste in primo luogo nella consapevolezza che non ci si può mai esprimere in modo conclusivo su un individuo nonostante l’origine e la lingua comuni. Il pericolo di abbandonarsi alle culturalizzazioni e stereotipizzazioni può colpire allo stesso modo sia gli interpreti interculturali che gli specialisti.

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  2. Che valore dare agli aspetti culturali?

    Il valore che gli interlocutori di lingua straniera danno ad un sano modo di vivere, alla partecipazione dei genitori, agli obblighi e ai diritti in campo sociale, ecc. può divergere notevolmente dall’interpretazione dello specialista. In che misura queste differenze, legate al background sociale e culturale, svolgano un ruolo importante all’interno del trialogo dipende dai contenuti del colloquio e dagli obiettivi di quest’ultimo ma anche dal modo di procedere e dall’atteggiamento dello specialista. Se alcuni esperti ignorano volutamente gli aspetti culturali, altri danno invece molto peso all’analisi e alla spiegazione di tali differenze. Di conseguenza, gli aspetti culturali hanno un’importanza diversa anche per il ruolo degli interpreti interculturali. Il peso da dare ai diversi temi durante il trialogo dovrebbe pertanto essere tematizzato – nel caso ideale -nel quadro di un colloquio preliminare fra lo specialista e l’interprete interculturale.

    In linea di massima il compito dell’interprete interculturale è quello di garantire una traduzione completa, esatta ed adeguata di tutti i contributi al colloquio. Va sottolineato che ogni traduzione ha imperativamente anche una connotazione culturale e personale – indipendentemente da evidenti differenze “culturali”. Lo specialista ha comunque l’esigenza (e il diritto) ad una traduzione il più possibile esatta e fedele al contenuto.

    Sulla base delle loro competenze specifiche e personali gli interpreti interculturali sono in grado, d’accordo, rispettivamente su richiesta dello specialista, di richiamare l’attenzione su determinate differenze culturali, risolvere possibili malintesi, spiegare e offrire il proprio aiuto. Ciò può essere molto utile soprattutto nel caso di temi fortemente emotivi o complessi (passaggio da un livello scolastico all’altro, grave diagnosi, esperienze traumatiche, ecc.). Lo specialista può trarre profitto in modo mirato dalla conoscenza dell’interprete interculturale dei vari mondi, dei modi di agire, delle supposizioni e aspettative. Tuttavia, spesso è più utile porre delle specifiche domande direttamente al proprio interlocutore che obbligare l’interprete interculturale a svolgere il ruolo di esperto culturale, situazione che potrebbe portare, in determinate circostanze, piuttosto ad una stereotipizzazione e culturalizzazione. Domande concernenti atteggiamenti e modi di agire con una connotazione “culturale”, se formulate con il dovuto tatto, indicano all’interlocutore che lo specialista si interessa al suo mondo e rispetta la sua visione delle cose. Anche questo può essere un importante contributo ad una collaborazione in una situazione di trialogo, basata sulla fiducia.

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Ho bisogno di un interprete interculturale

Generalmente l’intervento di interpreti interculturali avviene tramite le agenzie regionali d’interpretariato che forniscono interpreti professionisti/e sul posto, telefonico o in videoconferenza.  

Nella banca dati degli interpreti si possono reperire direttamente interpreti interculturali certificati.

Mi interesso alla formazione

La formazione è erogata da istituti che operano nelle varie regioni. Informazioni sull’offerta si trovano nella rubrica Corsi attuali

Il sistema di qualificazione di INTERPRET (certificato INTERPRET, attestato professionale federale) è illustrati nella rubrica Sistema die qualificazione INTERPRET

Maggiori informazioni si possono ottenere presso l’Ufficio qualificazione (031 351 38 29) dalle 9:00 alle 12:30.